La Sindrome Femoro Rotulea

 

Dye (2001) descrive la Patello Femoral Pain Syndrome (PFPS) come un “orthopedic enigma”, proprio per identificare la difficoltà che si incontra nel trattamento di tale sindrome.

La PFPS è una condizione clinica caratterizzata da dolore retro- patellare e/o peri-patellare (Powers et al 2003). La diagnosi di dolore femoro rotuleo è basata su due fattori importanti:

  • area di percezione del dolore (anamnesi)
  • esclusione di altre cause di dolore di ginocchio

Il mal allineamento tra rotula e il femore stressa eccessivamente la capsula, i legamenti e altre strutture algogene che quindi possono attivare i recettori del dolore. E’ sempre stato accettato che un deficit di equilibrio tra il vasto mediale e il vasto laterale può essere un fattore del mal allineamento (Powers 1998), per cui i programmi riabilitativi standard sono sempre stati incentrati sul miglioramento del timing di attivazione del vasto mediale al fine di ripristinare un corretto equilibrio tra vasto mediale e vasto laterale. In realtà ad oggi i nuovi studi presenti in letteratura hanno modificato la patomeccanica della PFSP e quindi l’ approccio riabilitativo a tale condizione clinica. L’ angolo Q è quell’ angolo formato tra l’ asse del femore e l’ asse che congiunge il centro della rotula alla tuberosità tibiale (come si evidenzia nell’ immagine sottostante); un aumento di tale angolo oltre certi valori determina un maltracking femoro rotuleo. knee_tendonitis_patella_QangleMa cosa realmente succede dal punto di vista biomeccanico che crea mal allineamento? Power, nel 2003, ha stabilito che in attività di carico è il femore ad eseguire una eccessiva rotazione interna rispetto alla rotula in pazienti con sindrome femoro rotulea, in particolare questo si verifica negli ultimi gradi di estensione e sotto carico determinando quindi delle pressioni sulla faccetta laterale della rotula eccessive. L’ approccio fisioterapico a tale sindrome deve essere completo, infatti se l’ origine del problema sono fattori funzionali prossimali a livello dell’ anca ( aumentata rotazione interna del femore), risulta utile impostare un programma riabilitativo che preveda un rinforzo isolato e selettivo dei muscoli extrarotatori dell’ anca. Questo può rappresentare l’ approccio clinicamente più utile per ridurre il dolore e migliorare la funzione del ginocchio, considerando che gli stress biomeccanici dell’ articolazione femoro rotulea durante l’ esecuzione degli esercizi in carico sono minori tra 45 e 0 gradi e non in carico tra 90 e 45 gradi di flessione. Concentrarsi unicamente sul rinforzo del vasto mediale o solo e unicamente sull’ utilizzo di macchinari fisioterapici (anche di ultima generazione come Tecar, Laser ad alta potenza…) potrebbe portare a insuccessi terapeutici. E’ stato inoltre dimostrato da numerosi studi l’ impossibilità di attivare selettivamente il vasto mediale essendoci un’ unica innervazione del muscolo quadricipite e la mancanza di un setto che divida il vasto mediale dal vasto laterale.

Paolo De Ponte

Fisioterapista – OMT Lecce

                                                                    

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